Da Il Sole 24 Ore
Benefit, esenzioni ferme a 10 anni fa
L’adeguamento può attendere. Anche per anni e anni. E’ il
destino che tocca ai limiti di esenzione per le indennità, per
le liberalità e per alcuni benefit concessi ai dipendenti i cui
importi sono ancorati a valori fissati anche dieci anni fa.
Importi che scontano, quindi, un’inflazione superiore al 14% e,
soprattutto, un pesante effetto euro: due elementi che in molti
casi hanno via via eroso il legame con la nuova realtà
economica. Una sorte simile a tutti quegli importi fissi che il
Fisco concede ai contribuenti come sconto individuale nella
determinazione del proprio reddito. Così, dai buoni mensa alle
indennità di trasferta passando per le liberalità concesse ai
lavoratori in occasioni di ricorrenze o festività, i limiti che
il Fisco considera esenti da imposta sono ancora quelli fissati
dalle rispettive norme che li hanno introdotti. Si tratta, però,
di una colpevole omissione. E, infatti, proprio il Tuir a
stabilire che gli ammontari degli importi che non concorrono a
formare il redito di lavoro dipendente possono essere rivalutati
con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, quando la
variazione percentuale del valore medio dell’indice dei prezzi
al consumo per le famiglie di operai e impiegati relativo al
periodo di dodici mesi terminante al 31 agosto supera il 2%
rispetto al valore medio del medesimo indice rilevato con
riferimento allo stesso periodo dell’anno 1998.
A. Antonelli – L. Poggi, Il benefit non tiene il passo
dell’euro, in Il Sole 24 Ore, 12/06/2006, pag. 27
Il doppio binario nel quadro RV
Il cosiddetto doppio binario non dimentica Unico 206. La
diversa valutazione che di uno stesso elemento viene eseguita
applicando le regole civilistiche e quelle fiscali, determina
per il contribuente alcune conseguenze a livello di adempimenti
pratici: la necessità di compilare un quadro della dichiarazione
denominato RV. Questo quadro esiste da sempre, ma nel modello
Unico 2006 si presentano nuove situazioni che danno origine
all’obbligo della sua compilazione: dalla rivalutazione dei beni
d’impresa disposta nella Finanziaria 2006 alla prima
applicazione degli Ias e alle divergenze che riguardano le poste
in valuta estera. Peraltro del quadro RV si è spesso segnalato
l’eccessiva sintesi delle istruzioni per la sua compilazione,
istruzioni che si limitano a citare i casi di necessaria
compilazione senza spiegare quali sono le modalità compilative.
Un dubbio riguarda il dato da collocare nel campo valore
iniziale del rigo valore civile. Le istruzioni avvertono che nel
primo anno di compilazione del quadro RV, “… il valore iniziale
di bilancio corrisponde al valore al quale i beni sono iscritti
in contabilità”. Questa frase non è di univoca interpretazione.
Paolo Meneghetti, Confronto Fisco-bilanci nel quadro RV, in
Il Sole 24 Ore, 12/06/2006, pag. 28
Valuta estera, debutta il disallineamento
Nell’esercizio 2005 debutta una nuova ipotesi di
disallineamento tra valore civile e valore fiscale di elementi
del bilancio: si tratta delle poste in valuta estera esistente
alla data di chiusura del bilancio. Come è noto, in base
all’articolo 2426, punto 8-bis del Codice civile, le attività e
le passività in valuta estera vanno contabilizzate nel bilancio
al tasso di cambio alla chiusura dell’esercizio, rilevando il
componente positivo o negativo di redito in un’apposita voce del
conto economico: la voce 17-bis. Questi componenti, tuttavia, a
far data dal periodo d’imposta 2005 non sono più rilevanti
fiscalmente poiché il nuovo articolo 110, comma 3, del tuir
sancisce l’irrilevanza dei componenti che derivano dalla
conversione al tasso di cambio alla chiusura dell’esercizio.
Quindi si tratterà di eseguire delle variazioni in aumento (voce
RF32 per le perdite su cambi) e in diminuzione (voce RF54 per
gli utili su cambi) per sterilizzare i componenti transitati a
conto economico.
P. Me. , Differenze di cambi, è l’ora del debutto, in
Il Sole 24 Ore, 12/06/2006, pag. 28
Rivalutazione, in attesa della circolare
La rivalutazione dei beni d’impresa e l’affrancamento del
saldo di rivalutazione sono le disposizione della finanziaria
per il 2006 che hanno riguardato in misura maggiore il tax
planning delle imprese. A questo punto – pur in assenza
dell’attesa circolare dell’agenzia delle Entrate – l’analisi
delle alternative possibili e dei costi relativi rispetto agli
obiettivi che si intendono conseguire è stata certamente
effettuata, resta da versare l’imposta ed eseguire gli
adempimenti. E’ opportuno ricordare che il bilancio nel quale
effettuare la rivalutazione è quello successivo a quello
dell’esercizio in corso al 31 dicembre 2004 per il quale il
termine di approvazione scade successivamente alla data di
entrata in vigore della legge 266/2005, e cioè il primo gennaio
2006. Pertanto per i soggetti che hanno l’esercizio coincidente
con l’anno solare i beni rivalutabili devono essere presenti sia
nel bilancio chiuso al 31 dicembre 2004 sia nel bilancio chiuso
al 31 dicembre 2005 che è stato approvato nel 2006.
P. Ceppellini – R. Lugano, Rivalutazione, primo test alla
cassa, in Il Sole 24 Ore, 12/06/2006, pag. 29
Artigiani, il 23% si adegua in
dichiarazione
La lotta all’evasione non può fare a meno degli studi di
settore. E non può prescindere da un loro potenziamento,
esigenza peraltro rilanciata anche nei programmi elettorali dei
due schieramenti in corsa per le elezioni politiche. La cortina
venutasi a creare sul reale impatto degli studi è stata fino a
oggi squarciata soltanto da qualche rara indagine statistica
realizzata non tanto dal fisco ma direttamente dalle
associazioni di categoria. U esempio è lo studio sugli
adeguamenti negli studi di settore che la Confartigianato
presenterà giovedì prossimo all’assemblea nazionale. L’analisi,
pur limitata a una specifica categoria di imprese soggette agli
studi e riferita a un campione di 3.591 soggetti, offre molti
dati interessanti sulle abitudini fiscale dei contribuenti. In
termini di adeguamento in dichiarazione, ad esempio, le imprese
artigiane, tra il 2003 e il 2004, appaiono in crescita passando
dal 13,6% al 22,9%, mantenendosi sopra la media dell’adeguamento
del biennio precedente. L’indagine stima che il costo
dell’adeguamento medio alle risultanze di Gerico sia pari a
5.091 euro a cui corrisponde una maggiore imposta di 2.100 euro.
Marco Mobili, L’artigiano si adegua con 2mila euro, in
Il Sole 24 Ore, 12/06/2006, pag. 30
Da Italia oggi
Studi, la metà dei contribuenti bluffa
La metà dei contribuenti bluffa sugli studi di settore. Case
di esclusione e di inapplicabilità inesistenti e dati sbagliati
sugli elementi strutturali sono le leve per imbrigliare Gerico.
Su oltre102 mila controlli eseguiti dall’amministrazione
finanziaria nel 44,4% dei casi è stata rilevata la mancanza
delle cause di esclusione dichiarate nel modello Unico e inoltre
nella metà dei controlli si è appurata l’inesistenza dei motivi
che danno adito all’inapplicabilità degli strumenti induttivi.
Sempre sulla stessa percentuale si aggirano i soggetti verso i
quali i controlli hanno evidenziato dati differenti rispetto a
quelli dichiarati. In questo caso la dichiarazione di dati
mendaci relativi all’impresa può condizionare i ricavi di Gerico
abbassando la soglia di congruità e condizionando gli indici di
coerenza a favore del contribuente. Le discordanze più comuni si
sono registrate con riferimento al personale, alle unità locali,
ai beni strumentali e ad altri elementi specifici. I settori più
critici sono quello dei servizi e del commercio, mentre quasi
strutturali sono risultati gli errori per i professionisti e
manifatture.
Giovanni Galli, Studi di settore, cartellino rosso, in
Italia oggi, 12/06/2006, pag. 5
Osservato speciale chi si autoesclude
Osservati speciali i contribuenti che si autoescludono.
Nella rete dei controlli hanno buone possibilità di finire i
soggetti che hanno dichiarato cause di inapplicabilità e di
esclusione oppure non hanno presentato i modelli pur essendone
obbligati. Sempre in primo piano rimane il riscontro sul campo
dei codici attività errati, utilizzati in molti casi per evitare
l’applicazione dello studio. Da queste basi prenderà le mosse la
campagna di controlli per il triennio 2006-2008, con riferimento
agli anni di imposta 2003/2004/2005, verso i 250 mila soggetti
interessati dall’applicazione degli studi di settore. A fornire
il quadro dell’attività di monitoraggio che verrà svolta sugli
elementi strutturali e rilevanti del Sds sono i documenti
recentemente emanati dall’amministrazione finanziaria. In
particolare, la circolare 9/E del 3 marzo 2006, esplicativa dei
primi indirizzi in materia di contrasto all’evasione, e la
convenzione triennale tra le agenzie fiscali e Mef2006-2008.
Mario Pacini, Con l’autoesclusione arriva il controllo, in
Italia oggi, 12/06/2006, pag. 6
Difesa da studi collocata nella
contabilità
Acquisti in nero, utilizzo di addetti non iscritti a libro
paga, irregolare imputazione di costi: sono queste le principali
strategie operate da imprese e professionisti soggette a studi
di settore, al fine di evitare stime di ricavi o compensi troppo
onerose da parte di Gerico. E’ quanto emerge dai dati in
possesso all’Amministrazione finanziaria, frutto dei più recenti
controlli effettuati a carico degli esercenti attività di
servizi, commerciali, manifatturiere e dei lavoratori autonomi.
I contribuenti si difendono dalla morsa degli studi operando
manipolazioni sui costi e sulla contabilità, andando così ad
incidere scientificamente su quelli che sono i dati contabili e
strutturali sensibili al risultato di Gerico sia in termini di
congruità che di coerenza economica rispetto ai principali
indicatori in applicazione.
Mario Pacini, La difesa dagli studi sceglie la contabilità, in
Italia oggi, 12/06/2006, pag. 7