Lunedì 12 Giugno 2006

Da Il Sole 24 Ore

Benefit, esenzioni ferme a 10 anni fa
L’adeguamento può attendere. Anche per anni e anni. E’ il destino che tocca ai limiti di esenzione per le indennità, per le liberalità e per alcuni benefit concessi ai dipendenti i cui importi sono ancorati a valori fissati anche dieci anni fa. Importi che scontano, quindi, un’inflazione superiore al 14% e, soprattutto, un pesante effetto euro: due elementi che in molti casi hanno via via eroso il legame con la nuova realtà economica. Una sorte simile a tutti quegli importi fissi che il Fisco concede ai contribuenti come sconto individuale nella determinazione del proprio reddito. Così, dai buoni mensa alle indennità di trasferta passando per le liberalità concesse ai lavoratori in occasioni di ricorrenze o festività, i limiti che il Fisco considera esenti da imposta sono ancora quelli fissati dalle rispettive norme che li hanno introdotti. Si tratta, però, di una colpevole omissione. E, infatti, proprio il Tuir a stabilire che gli ammontari degli importi che non concorrono a formare il redito di lavoro dipendente possono essere rivalutati con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, quando la variazione percentuale del valore medio dell’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati relativo al periodo di dodici mesi terminante al 31 agosto supera il 2% rispetto al valore medio del medesimo indice rilevato con riferimento allo stesso periodo dell’anno 1998.
A. Antonelli – L. Poggi, Il benefit non tiene il passo dell’euro, in Il Sole 24 Ore, 12/06/2006, pag. 27

Il doppio binario nel quadro RV
Il cosiddetto doppio binario non dimentica Unico 206. La diversa valutazione che di uno stesso elemento viene  eseguita applicando le regole civilistiche e quelle fiscali, determina per il contribuente alcune conseguenze a livello di adempimenti pratici: la necessità di compilare un quadro della dichiarazione denominato RV. Questo quadro esiste da sempre, ma nel modello Unico 2006 si presentano nuove situazioni che danno origine all’obbligo della sua compilazione: dalla rivalutazione dei beni d’impresa disposta nella Finanziaria 2006 alla prima applicazione degli Ias e alle divergenze che riguardano le poste in valuta estera. Peraltro del quadro RV si è spesso segnalato l’eccessiva sintesi delle istruzioni per la sua compilazione, istruzioni che si limitano a citare i casi di necessaria compilazione senza spiegare quali sono le modalità compilative. Un dubbio riguarda il dato da collocare nel campo valore iniziale del rigo valore civile. Le istruzioni avvertono che nel primo anno di compilazione del quadro RV, “… il valore iniziale di bilancio corrisponde al valore al quale i beni sono iscritti in contabilità”. Questa frase non è di univoca interpretazione.
Paolo Meneghetti, Confronto Fisco-bilanci nel quadro RV, in Il Sole 24 Ore, 12/06/2006, pag. 28

Valuta estera, debutta il disallineamento
Nell’esercizio 2005 debutta una nuova ipotesi di disallineamento tra valore civile e valore fiscale di elementi del bilancio: si tratta delle poste in valuta estera esistente alla data di chiusura del bilancio. Come è noto, in base all’articolo 2426, punto 8-bis del Codice civile, le attività e le passività in valuta estera vanno contabilizzate nel bilancio al tasso di cambio alla chiusura dell’esercizio, rilevando il componente positivo o negativo di redito in un’apposita voce del conto economico: la voce 17-bis. Questi componenti, tuttavia, a far data dal periodo d’imposta 2005 non sono più rilevanti fiscalmente poiché il nuovo articolo 110, comma 3, del tuir sancisce l’irrilevanza dei componenti che derivano dalla conversione al tasso di cambio alla chiusura dell’esercizio. Quindi si tratterà di eseguire delle variazioni in aumento (voce RF32 per le perdite su cambi) e in diminuzione (voce RF54 per gli utili su cambi) per sterilizzare i componenti transitati a conto economico.
P. Me. , Differenze di cambi, è l’ora del debutto, in Il Sole 24 Ore, 12/06/2006, pag. 28

Rivalutazione, in attesa della circolare
La rivalutazione dei beni d’impresa e l’affrancamento del saldo di rivalutazione sono le disposizione della finanziaria per il 2006 che hanno riguardato in misura maggiore il tax planning delle imprese. A questo punto – pur in assenza dell’attesa circolare dell’agenzia delle Entrate – l’analisi delle alternative possibili e dei costi relativi rispetto agli obiettivi che si intendono conseguire è stata certamente effettuata, resta da versare l’imposta ed eseguire gli adempimenti. E’ opportuno ricordare che il bilancio nel quale effettuare la rivalutazione è quello successivo a quello dell’esercizio in corso al 31 dicembre 2004 per il quale il termine di approvazione scade successivamente alla data di entrata in vigore della legge 266/2005, e cioè il primo gennaio 2006. Pertanto per i soggetti che hanno l’esercizio coincidente con l’anno solare i beni rivalutabili devono essere presenti sia nel bilancio chiuso al 31 dicembre 2004 sia nel bilancio chiuso al 31 dicembre 2005 che è stato approvato nel 2006.
P. Ceppellini – R. Lugano, Rivalutazione, primo test alla cassa, in Il Sole 24 Ore, 12/06/2006, pag. 29

Artigiani, il 23% si adegua in dichiarazione
La lotta all’evasione non può fare a meno degli studi di settore. E non può prescindere da un loro potenziamento, esigenza peraltro rilanciata anche nei programmi elettorali dei due schieramenti in corsa per le elezioni politiche. La cortina venutasi a creare sul reale impatto degli studi è stata fino a oggi squarciata soltanto da qualche rara indagine statistica realizzata non tanto dal fisco ma direttamente dalle associazioni di categoria. U esempio è lo studio sugli adeguamenti negli studi di settore che la Confartigianato presenterà giovedì prossimo all’assemblea nazionale. L’analisi, pur limitata a una specifica categoria di imprese soggette agli studi e riferita a un campione di 3.591 soggetti, offre molti dati interessanti sulle abitudini fiscale dei contribuenti. In termini di adeguamento in dichiarazione, ad esempio, le imprese artigiane, tra il 2003 e il 2004, appaiono in crescita passando dal 13,6% al 22,9%, mantenendosi sopra la media dell’adeguamento del biennio precedente. L’indagine stima che il costo dell’adeguamento medio alle risultanze di Gerico sia pari a 5.091 euro a cui corrisponde una maggiore imposta di 2.100 euro.
Marco Mobili, L’artigiano si adegua con 2mila euro, in Il Sole 24 Ore, 12/06/2006, pag. 30

Da Italia oggi

Studi, la metà dei contribuenti bluffa
La metà dei contribuenti bluffa sugli studi di settore. Case di esclusione e di inapplicabilità inesistenti e dati sbagliati sugli elementi strutturali sono le leve per imbrigliare Gerico. Su oltre102 mila controlli eseguiti dall’amministrazione finanziaria nel 44,4% dei casi è stata rilevata la mancanza delle cause di esclusione dichiarate nel modello Unico e inoltre nella metà dei controlli si è appurata l’inesistenza dei motivi che danno adito all’inapplicabilità degli strumenti induttivi. Sempre sulla stessa percentuale si aggirano i soggetti verso i quali i controlli hanno evidenziato dati differenti rispetto a quelli dichiarati. In questo caso la dichiarazione di dati mendaci relativi all’impresa può condizionare i ricavi di Gerico abbassando la soglia di congruità e condizionando gli indici di coerenza a favore del contribuente. Le discordanze più comuni si sono registrate con riferimento al personale, alle unità locali, ai beni strumentali e ad altri elementi specifici. I settori più critici sono quello dei servizi e del commercio, mentre quasi strutturali sono risultati gli errori per i professionisti e manifatture.
Giovanni Galli, Studi di settore, cartellino rosso, in Italia oggi, 12/06/2006, pag. 5

Osservato speciale chi si autoesclude
Osservati speciali i contribuenti che si autoescludono. Nella rete dei controlli hanno buone possibilità di finire i soggetti che hanno dichiarato cause di inapplicabilità e di esclusione oppure non hanno presentato i modelli pur essendone obbligati. Sempre in primo piano rimane il riscontro sul campo dei codici attività errati, utilizzati in molti casi per evitare l’applicazione dello studio. Da queste basi prenderà le mosse la campagna di controlli per il triennio 2006-2008, con riferimento agli anni di imposta 2003/2004/2005, verso i 250 mila soggetti interessati dall’applicazione degli studi di settore. A fornire il quadro dell’attività di monitoraggio  che verrà svolta sugli elementi strutturali e rilevanti del Sds sono i documenti recentemente emanati dall’amministrazione finanziaria. In particolare, la circolare 9/E del 3 marzo 2006, esplicativa dei primi indirizzi in materia di contrasto all’evasione, e la convenzione triennale tra le agenzie fiscali e Mef2006-2008.
Mario Pacini, Con l’autoesclusione arriva il controllo, in Italia oggi, 12/06/2006, pag. 6

Difesa da studi collocata nella contabilità
Acquisti in nero, utilizzo di addetti non iscritti a libro paga, irregolare imputazione di costi: sono queste le principali strategie operate da imprese e professionisti soggette a studi di settore, al fine di evitare stime di ricavi o compensi troppo onerose da parte di Gerico. E’ quanto emerge dai dati in possesso all’Amministrazione finanziaria, frutto dei più recenti controlli effettuati a carico degli esercenti attività di servizi, commerciali, manifatturiere e dei lavoratori autonomi. I contribuenti si difendono dalla morsa degli studi operando manipolazioni sui costi e sulla contabilità, andando così ad incidere scientificamente su  quelli che sono i dati contabili e strutturali sensibili al risultato di Gerico sia in termini di congruità che di coerenza economica rispetto ai principali indicatori in applicazione.
Mario Pacini, La difesa dagli studi sceglie la contabilità, in Italia oggi, 12/06/2006, pag. 7